mercoledì 1 maggio 2013

Per la strada


Partendo da Tanà per il viaggio di ritorno  mi sono ripromesso di osservare davvero bene quello che accade lungo la strada.
Ai bordi della carreggiata, in zone in cui non c’è altro che terra rossa e risaie, spuntano fuori come dal nulla persone e bancarelle pronte a venderti di tutto.
La prima scena che mi ha colpito sono state due donne che, dal ciglio della strada, tenendo per le orecchie un coniglio che sbattezza le zampe all’impazzata, si protendevano verso la carreggiata invitandoti a fermarti per l’acquisto.
Poi sono iniziate le bancarelle, delle quali le mie preferite sono quelle di frutta e verdura, belle e colorate con ogni alimento disposto con cura a formare piccole piramidi di arance verdi o stroppe di banane gialle penzolanti; di queste se ne possono incontrare decine lungo tutta la strada.
Invece per l’oggettistica ogni zona ha il suo genere.
Per esempio c’è la parte degli strumenti musicali (dove mi sono comprato (per 2 euro) il mio bellissimo uculele) oppure la zona delle miniature dei camion che sono curatissimi in ogni singolo dettaglio oppure quelle delle statue artigianali (prima tutte in legno, poi tutte in ceramica) e ancora la zona dei cappelli o quella delle borse di feltro e così via per tutti i 400 km che dividono le 2 città.
Inoltre ci sono le zone in cui vendono i pacchettini di legna pe accendere il fuoco e quelle delle cave di sassi dove vedi decine di ragazzini e donne coi bambini che, seduti sul ciglio della strada, con davanti il loro cumulo di pietre ed in mano un martello picchiettano ritmicamente spezzando in parti sempre più piccole i loro mucchietti.
Ora passiamo alla strada…
Qui si possono incontrare un sacco di veicoli, dai camion con rimorchio che sputano fuori fumo nero densissimo e che fanno zig-zag per evitare le buche, ai taxi-bruss (dei minivan 12 posti in cui solitamente sono stipati almeno in sedici ed il cui tetto è stracolmo di oggetti legati con corde), fino ad arrivare ai carri con le ruote in legno trainati dagli zebù (che cortesemente ti fanno gesto con la mano per dirti se la strada è libera per il sorpasso).
In più, in prossimità dei villaggi e delle città, capita spesso di vedere questi tipici carretti con piccole ruote sempre in legno che, spinti a mano, arrancano in salita o sfrecciano in discesa stracolmi di merce di tutti i tipi (dalle casse di birra ai materassi).
Inoltre, durante il viaggio di oggi, ho visto due camion ribaltati sul lato della strada (fortunatamente per entrambi in punti senza strapiombi) e ad un certo punto mi sono anche ritrovato, per una decina di minuti, immerso in una nuvola nera formata da migliaia di cavallette (poveri cristi gli agricoltori di quella zona).
Poi, a circa 80 km da Fianar, mi sono ritrovato a fare la spola con lo sguardo tra il tramonto e la lancetta della benzina che era pericolosamente ferma a fine corsa.
Fortunatamente dopo una decina di chilometri abbiamo trovato un distributore ma nel frattempo era calata la notte e, tanto per non farci mancare nulla, ci siamo trovati in mezzo ad un acquazzone che quindi mi hanno fare gli ultimi 70 km col fiato sospeso, nella speranza di non prendere con la macchina in velocità qualche voragine dove è facile bucare o rompere il cerchione (infatti ho visto un gruppo di vahaza fermi in mezzo al nulla per questa motivo (ma non preoccupatevi erano già attorniati da un sacco di malgasci che osservavano e cercavano di vendere qualcosa)).
Finalmente, dopo 11 ore di viaggio, sono arrivato alla Casa della Gioia (il centro dell’associazione) dove non sono mancate le sorprese ma questa sera non ho voglia di affrontarle…
Ci penserò domani.

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